PROTOCOLLO WELFARE 23 luglio 2007
Al via il nuovo Welfare. Tutele nel mercato del lavoro e crescita
Si è concluso il confronto tra Governo e parti sociali su welfare, tutele nel mercato del lavoro e crescita.
L'accordo prevede una serie di interventi che comporteranno, coerentemente con gli impegni assunti dall’Italia nell’ambito del patto di stabilità, un importante impiego di risorse, per migliorare il sistema pensionistico, le tutele contro la disoccupazione, la condizione dei giovani e il governo del mercato del lavoro e le sue regole, garantendo e rafforzando la stabilità finanziaria del sistema.
L’intervento insieme alle misure già adottate (aumento delle pensioni basse e miglioramento delle pensioni future per i giovani ) si configura come uno dei più rilevanti tra le riforme di riorganizzazione e miglioramento dello stato sociale degli ultimi venti anni, e completa la riforma previdenziale già attuata.
WELFARE, FIOM CONTRO CGIL: NO AD ACCORDO DEL 23/7ROMA - I metalmeccanici della Cgil bocciano l'accordo sul welfare e fanno fronte con Rifondazione per la modifica di quell'intesa: oggi il comitato centrale della Fiom ha votato a larga maggioranza un documento presentato dal segretario generale, Gianni Rinaldini, contrario all'accordo firmato questa estate da Cgil, Cisl e Uil "strappando" quindi con la confederazione che si prepara a sostenere il protocollo tra i lavoratori.
La Fiom nel documento approvato con 125 voti su 159 votanti (31 voti sono andati al documento del riformista Fausto Durante mentre tre membri del comitato centrale si sono astenuti) dà un giudizio negativo sulle modalità di superamento dello scalone e sulla parte che riguarda la riforma del mercato del lavoro mentre apprezza la parte dell'intesa sull'aumento delle pensioni basse, sulla totalizzazione dei contributi e sull'aumento dell'indennità di disoccupazione. In particolare per la Fiom è "incomprensibile" il meccanismo delle quote per l'aumento dell'età di pensionamento e sbagliata la modalità di revisione dei coefficienti di trasformazione dei montante contributivo ma anche la "clausola di salvaguardia" che prevede un aumento dei contributi se non si realizzeranno i risparmi previsti sulla razionalizzazione degli enti previdenziali. Sul mercato del lavoro la Fiom giudica negativamente la detassazione degli straordinari, le norme sui contratti a termine e quelle sullo staff leasing.
È la prima volta dal 1946 che una federazione Cgil vota contro un accordo interconfederale siglato dall’organizzazione sindacaleWelfare, al via il referendum 10/10/2007Da lunedi 8 a mercoledi 10 Ottobre i lavoratori dipendenti sono stati
chiamati a esprimersi in merito all'accordo siglato tra governo e
parti sociali sulla riforma del welfare. Per votare bastava recarsi in
un seggio (sede sindacale, alcune fabbriche, alcuni comuni) con un
documento di identita' e copia di una busta paga recente o del
contratto di lavoro.
I sindacati confederali sono stati per il SI (a parte il sindacato di
categoria FIOM), che era decisamente per il no.
Inutile esprimermi su come e' andata a finire, lo sappiamo tutti hanno vinto i SI.
Chi sono questi SI? beh molto semplicemente e banalmente sono coloro che si apprestano ad andare in pensione.
Ecco perche invece era necessario votare NO:
- perche' non solo la lista dei lavori usuranti e'
ridicolamente corta, e si continua a non tenere in considerazione il
semplice dato di fatto che l'aspettativa di vita per chi ha svolto
lavori manuali e' 5 anni minore di chi ha svolto lavori non manuali
(non solo per i minatori, dunque, ma per tutti i lavoratori di catena
di montaggio, magazzino e produzione, oltre a muratori e simili), ma
si prevede un ulteriore ridicolo limite a 5000 persone l'anno. Un
lavoro invece rimane usurante anche se io sono il 5001esimo che chiede
di andare in pensione quell'anno, una volta stabilite le tabelle.
E questo lo dico da impiegata, conscia che sarebbe giusto che io
andassi in pensione anche a 65 anni o giu' di li, se ci arrivo. Ma so
che c'e' chi non mi ruba nulla se va in pensione prima dei 60. Anche
perche' in media vivra' di meno - triste ma e' cosi', solo che non
bisogna farglielo sapere.
- perche' il protocollo rivede i coefficienti di
rivalutazione. Se con la riforma Dini la prospettiva per chi oggi ha
meno di 40 anni era di andare in pensione con circa il 50% dell'ultimo
salario, questa percentuale da domani sara' ancora inferiore. Grazie a
un voto dei lavoratori tra l'altro. E senza che si siano tolte molte
voci che pesano sull'INPS: che non paga solo le pensioni, ma coi
contributi dei lavoratori paga pensioni sociali o invalidita', o la
cassa integrazione, che non sono trattamenti previdenziali, ma
assistenziali. Il sistema domani sara' in pareggio: ma sara' in
pareggio nonostante si paghino ben altre cose oltre alle pensioni!
- perche' sono previsti circa 10 miliardi di Euro in 10 anni
per gli ammortizzatori sociali e per le pensioni. E negli ultimi anni
sono stati spesi 11 miliardi di Euro l'anno in favore delle imprese.
Voglio un trattamento equo per i lavoratori. Visto e considerato che
oltre il 70% (oltre il *settanta* percento) delle imposte dirette sono
versate da lavoratori dipendenti. E che questa percentuale sale
all'84% se consideriamo i parasubordinati, quelli che per lavorare
comunque "sotto padrone" devono aprirsi una partita IVA e risultare
quasi lavoratori autonomi...
I dipendenti pagano, gli evasori incassano gli aiuti di stato. e
vivremmo nell'economia di mercato e nel neoliberismo...
- perche' mi si vuole prendere in giro. Com'e' che e'
stato superato lo scalone Maroni, e dal 2013 si andra' in pensione a
61 anni minimo, mentre con la riforma Maroni erano 60 gli anni? Dunque
a parte alcuni anziani, per gli altri questo superamento dello scalone
e' peggiorativo. L'aumento dell'eta' pensionabile puo' essere giusto,
come ho detto, ma come ho detto bisogna salvaguardare molti lavoratori
che se lo meritano, perche' dopo una vita di fatiche gli spetta. E poi
non si deve cercare di imbrogliarmi e minacciarmi che "senno' torna lo
scalone Maroni", che io so farmi i miei conti e capire che con lo
scalone Maroni vado in pensione un anno prima. E le prese in giro non
le sopporto, voglio chiarezza e sincerita', grazie.
(tratto da un lavoratore come me che prossimo alla pensione ha saputo dire No in favore dei lavoratori PRECARI e di quelli futuri, gesto nobile difronte ad una societa' divisa in due classi generazionali ormai distanti, dove la classe degli "pre-pensionati" non mostra alcuna solidarieta' verso la classe dei "precari"che e' contraddistinta da una societa' medio giovane e che ha ancora tutta una vita davanti a se, lavorativamente parlando e che con questo ultimo accordo vede ancora una volta gettare nei rifiuti i propri sogni e la speranza di un futuro migliore).
CARI RAGAZZI VI INVITO COL CUORE A LEGGERVI I PUNTO SALIENTI DI QUESTO ACCORDO, PERCHE' OGGI SIETE SUI BANCHI DI SCUOLA, TRA QUALCHE ANNO SARETE TRA COLORO CHE VERRANNO BEFFATI DA UNO STATO CHE NON CI TUTELA SOTTO NESSUN PUNTO DI VISTA.