Raven84 |
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| Levim non notò subito la sua presenza, ma appena la vide fuori e cosi mal ridotta subito ebbe un senso di gioia e rammarico. Le si avvicinò e sentendo tali parole abbozzò un segno di felicità.
L'uomo mise la testa appena dentro l'abitazione udendo quello che per diversi anni era stato il suono caratteristico della sua casa, il silenzio. "Potrebbe accompagnarmi signorina?" "Certamente ella rispose"
I due girarono tutto il piano superiore e terreno vedendo che nulla era cambiato poi aprirono la porta della cantina e da li uscì un fortisismo odore di marcio. L'uomo molto esitante accese un piccolo stecchetto di legno e lo porse sulla sua sinistra dopo aver fatto qualche gradino illuminando di pochissimo la stanza. "Strano, pensò, qui c'era un bracere magico... l'avranno spostato quei dannati mostri." L'uomo continuò a scendere cercando qualcosa di più ampio da accendere perchè solo quella luce era insufficente. misa non esitò un attimo a sentirsi utile e con permesso sparse parte della sua polvere dinnanzi a loro rivelando un massacro di corpi pezzi di legno e mattoni fratturati.
L'uomo non ci fece molto caso pensando che comunque qui vi abitavano ragno di enormi dimensioni e che la battaglia combattuta per scacciarli o ucciderli non fosse stata una partita a carte. In un angolo vide un oggetto in metallo che assomigliava ad un bulbo, gli porse la fiammetta e in pochi istanti in quella stanza fu illuminata quasi interamente. Lo spettacolo ai suoi occhi fu orrendo. Corpi divelti, pezzi di ragno su pareti e colonne, mobili abbattuti, botti espolse, argenteria sparsa ovunque, quellac antina era si stata infestata, ma ora era tutta da rifare e risistemare. Tutto come se li vi fosse stato un cicolone, ma chi lancerebbe mai una magia cosi potente qui dentro si chiese.... Trattenendo il dispiacere per la perdita di opere d'arte e cimeli di famiglia, fece cenno alla donna di uscire e lui la seguì spegendo la fiamma del bracere e chiudendo la porta dietro di loro.
"Bene, la ringrazio molto per il suo aiuto. Ora la mia casa è salva e ve lo devo." Detto questo tirò fuori il famoso sacchetto di velluto tintinnante, vi infilò la mano dentro ed estrasse un buon gruzzolo di monete che depositò sul palmo. Le setacciò come a controllare che il conto fosse giusto. Agli occhi di Misa apparvero quasi 400 monete d'oro, ma la mano dell'uomo ne rimise nel sacchetto la maggioranza. "Ecco a lei, sono 60 ori"
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